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Il monocordo_Micrologus
Il monocordo e le lettere alfabetiche come note musicali

𝐴𝑓𝑓𝑖𝑛𝑐ℎé 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑎𝑛𝑜 𝑐𝑎𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒
𝑐𝑜𝑛 𝑣𝑜𝑐𝑖 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑒
𝑙𝑒 𝑚𝑒𝑟𝑎𝑣𝑖𝑔𝑙𝑖𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑡𝑢𝑒 𝑔𝑒𝑠𝑡𝑎
𝑖 𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖 𝑇𝑢𝑜𝑖,
𝑐𝑎𝑛𝑐𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑖𝑙 𝑝𝑒𝑐𝑐𝑎𝑡𝑜
𝑑𝑎𝑙 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑙𝑎𝑏𝑏𝑟𝑜 𝑖𝑚𝑝𝑢𝑟𝑜,

𝑜 𝑆𝑎𝑛 𝐺𝑖𝑜𝑣𝑎𝑛𝑛𝑖

           
 

Il monocordo
Questo strumento musicale composto da una sola corda (da qui il termine “mono-cordo”) ebbe una significativa importanza in epoca medievale: quella di individuare e produrre le esatte distanze tra un suono e l’altro della scala naturale, sino ad arrivare alle due ottave. Questi suoni ad altezze precise venivano eseguiti grazie ad una serie di proporzioni che, secondo Boezio (480 ca. – 526 ca.), risalgono direttamente a Pitagora (VI-V sec. a.C.).
Una volta individuati i suoni, il cantore poteva aiutarsi con il monocordo ad intonare perfettamente una melodia con la propria voce, e ad accordare gli eventuali strumenti musicali. Oltre a ciò, il monocordo veniva usato anche per sperimentare le regole dell’armonia; questione molto importante in quanto all’epoca la musica era considerata una scienza matematica, della quale ne esaltavano la teoria a discapito della pratica. Quindi, era uno strumento fondamentalmente utilizzato per intonarsi.



Come è fatto il monocordo?
Esso è composto da: una cassa di risonanza rettangolare in legno sulla quale poggia un ponticello mobile, e una corda che sta tesa sopra, fissata da due perni/ponticelli fissi alle estremità.
Posizionando il ponticello in un determinato punto secondo le proporzioni pitagoriche, permetteva di fermare la corda che, facendola poi risuonare, produceva determinati suoni tra loro distanziati in maniera proporzionale.
Vediamo ora le proporzioni utilizzate e quali rapporti sonori si potevano ottenere
Dividendo a metà la corda (ossia, posizionando a metà della corda il ponticello) si ottiene l’ottava.
Si procede poi a dividere la corda a metà della metà, e così via.

Dunque, seguendo le proporzioni pitagoriche, i suoni successivi all’ottava risultano essere:

> posizionando il ponticello ai 2/3 della corda, si ottiene la quinta;

> dividendo poi a 3/4 la corda, si ottiene la quarta;

> a 1/3 della corda, si ottiene la dodicesima;

> a 1/4 della corda, si ottiene la doppia ottava;
Le lettere alfabetiche
Se osserviamo bene la prima figura (del trattato Micrologus) e ci concentriamo sul monocordo, notiamo che sono riportate delle lettere. Ciascuna lettera indica una nota musicale, quindi un’altezza ben precisa, e si traducono in questo modo:
 
A = La;   B = Si;   C = Do,   D = Re;   E = Mi;   F = Fa;   G = Sol
 
Γ = è la lettera greca “gamma”, utilizzata per indicare il Sol grave che precede la nota A (La);
 
Notiamo anche che successivamente alle lettere alfabetiche maiuscole, sono raffigurate le stesse lettere ma in formato minuscolo, dalla “a” alla “g”. Queste indicano le stesse note, ma a un’ottava superiore:

a = la  b = si c = do d = re  e = mi  f = fa  g = sol  
(ciascuna all’ottava superiore)



Codex Monacensis
Suonatore di monocordo, particolare di una miniatura tratta
dal Codex Monacensis, X sec., Monaco, Staatsbibliothek.
È importante precisare che, tutte queste lettere, non sono poste a caso nella cassa di risonanza, ma per evitare i continui calcoli proporzionali ogni volta che si vuole andare a produrre dei suoni con altezze precise, esse vengono già da prima segnate con precisione nei punti in cui il ponticello dovrà essere posizionato.
 
In questo modo è possibile creare una melodia intonata, oppure, come spiegato in precedenza, facilitarne l’uso per intonare la voce e gli strumenti musicali.
 
Si precisa, inoltre, che la notazione alfabetica era già in uso dagli antichi greci, con la differenza che però usavano le lettere fino alla P. È stato poi grazie al geniale intelletto di Guido d’Arezzo che, avendole ridotte a sette (dalla A alla G), rese di facile memorizzazione le melodie. Tutt’oggi, la notazione alfabetica è in uso nei paesi anglosassoni e nei paesi dell’area linguistica germanica (ovviamente, per quanto ne riguarda la musica occidentale Europea)[1].
 

Se desideri vedere e ascoltare il suono del monocordo nelle sue varie forme, tipologie e usanze odierne, puoi consultare questi interessanti video presenti nei vari canali YouTube:



Varie tipologie di monocordo:
Il Monocordo Pitagorico
Proporzioni e intonazione del monocordo:
Monochord
Musicoterapia con il monocordo:
Behandlung Monochord Musiktherapie Rehab - musicoterapia con il monocordo
Meditazione con il monocordo:
Musicoterapia con il monocordo


Altri articoli suggeriti:


[1] Cesarino Ruini, A scuola di musica: una teoria per la pratica, in «Atlante storico della Musica nel Medioevo», III, 1, pp. 80-81, a cura di Vera Minazzi e Cesarino Ruini, Jaca Book SpA, Milano, 2011.  

Nella prima iconografia in alto a sinistra, il miniatore vuole rappresentare il monaco Guido assieme al vescovo di Arezzo Teodaldo, suo mecenate. Questo si spiega perché è proprio grazie al vescovo che Guido riuscì a far fiorire e diffondere le sue intuizioni musicali e didattiche, tanto che gli dedica gratitudine all'interno del suo trattato in cui questa stessa miniatura si trova, ossia nel famoso Micrologus. Cod. 51, f. 35v, Österreichische Nationalbibliothek, Vienna.



𝐵𝑒𝑛𝑒𝑑𝑒𝑡𝑡𝑎 𝐹𝑒𝑟𝑟𝑎𝑐𝑖𝑛
Arezzo, 29/10/2023



© UniSocrates & Benedetta Ferracin



Benedetta Ferracin | insegnante e musicista specializzata in musica antica con una tesi dedicata a due trovatori in Veneto è ideatrice della rubrica in-formativa musicart.

Benedetta Ferracin
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