Biografia di Aimeric de Pegulhan - Centro di formazione e ricerca pedagogica UniSocrates

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C a p i t o l o   1

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Biografia di Aimeric de Pegulhan
La vida di Aimeric, la troviamo in due differenti manoscritti:
Nel m.s. B, ove si racconta la sua intera esistenza;
Nel m.s. R, che si concentra sulla sua vita amorosa… o meglio, sulla sua dis-avventura nella città di Tolosa!



VIDA[1]

Aimeric de Peguillan era di Tolosa, figlio di un borghese che faceva il mercante, e vendeva stoffe.

Imparò canzoni e sirventesi, ma cantava molto male. E si innamorò di una borghese sua vicina. E quell’amore gli rivelò la poesia. E compose su di lei molte belle canzoni. Ma il marito della donna venne con lui a male parole e lo oltreggiò. E Aimeric se ne vendicò, ché lo ferì di spada sulla testa. Per cui gli toccò andarsene da Tolosa e sparire.

Se ne andò in Catalogna. E Guillem de Berguedan lo accolse; e lo esaltò, lui e i suoi versi, nella prima canzone che aveva composto. E lo spinse a essere giullare, dandogli il suo cavallo e i suoi vestiti. E lo presentò al re Alfonso di Castiglia, che lo arricchì di equipaggiamento e di onore.

E rimase a lungo in quella contrada. Poi se ne venne in Lombardia, dove tutti i gentil uomini gli fecero grande onore. E in Lombardia morì[2].


Continuazione del ms. R

E per fortuna sua il marito della donna guarì dalla ferita e andò a San Giacomo di Campostella. Aimeric lo venne a sapere, e gli venne voglia di tornare a Tolosa. E andò dal re[3] e gli disse che, se era d’accordo, gli sarebbe piaciuto andare a trovare il marchese di Monferrato; e il re gli diede il permesso di andare e gli fornì tutto quello di cui poteva aver bisogno. Aimeric disse al re che voleva passare per Tolosa, ma aveva paura del fatto che sapeva, poiché il re sapeva tutto quello che era successo e capì che lo richiamava l’amore della sua donna; e gli dette una scorta che lo accompagnasse fino a Monpeslier. E egli spiegò ai suoi compagni tutto quanto, e chiese che lo aiutassero; che voleva rivedere la sua donna fingendo di essere malato; e essi risposero che avrebbero fatto tutto quello che voleva.

E quando furono a Tolosa, i suoi compagni chiesero della casa del borghese e gliela indicarono. E trovarono la donna e le dissero che un cugino del re di Castiglia si era ammalato mentre si recava in pellegrinaggio, e che accettasse di ospitarlo in casa sua. Ella rispose che nella sua casa sarebbe stato servito e onorato. Aimeric giunse di notte, e i suoi compagni lo fecero coricare in un buon letto. E l’indomani Aimeric mandò a chiamare la donna; e la donna entrò nella camera e riconobbe Aimeric, e si meravigliò molto e gli chiese come era potuto entrare a Tolosa. E le rispose che era merito del suo amore; e le raccontò tutto. E la donna fece finta di rincalzargli le coperte e lo baciò.

Da quel punto in poi non so cosa successe, se non che Aimeric rimase là una decina di giorni con la scusa di essere ammalato. E quando se ne andò da qui, si recò presso il marchese[4], dove venne ben accolto.

E qui troverete qualcuna delle sue opere[5].


Aimeric, s-fortunato in musica, sfortunato in amore!

Aimeric de Pegulhan[6], vissuto tra il 1175[7] e il 1229[8] ca., uno dei principali trovatori, o meglio come specificano i dati storici, un giullare, svolse la sua attività artistica a cavallo tra la fine dell’XII e i primi trent’anni del XIII secolo[9]. Il suo nome fa pensare che, contrariamente a quanto espresso nella vida, egli nacque a Péguilhan, un villaggio francese situato nell’Alta Garonna, nel Saint-Gaudens, e non a Tolosa. È pur vero però, che Aimeric visse per un lungo tempo a Tolosa, tanto da combinare un guaio: si innamorò follemente della sua vicina di casa e, a quanto pare, il marito non l'ha presa bene. Infatti, questi due si scagliarono in una rissa a mano armata.
Ecco perché poi finì in Italia! Ma non andiamo troppo oltre...

Insomma, Aimeric ferì brutalmente il marito della donna amata, e questo gli destinò una vita errabonda.
Scappando verso i Pirenei, Aimeric incontrò fortunatamente il trovatore Guilhem de Berguedan[10], che gli offrì ospitalità introducendolo alla corte di Alfonso VII di Castiglia. Aimeric conservò un positivo ricordo di questa sua esperienza, tanto da elogiare in molti dei suoi componimenti poetici sia il suo amico Guilhem de Berguedan sia Alfonso VII di Castiglia.

In seguito alla scomparsa del suo amico Guilhem[11], trovò soggiorno presso la corte di Pietro II d’Aragona in Catalogna dove compose numerose liriche encomiastiche dedicate a lui e alla sorella Eleonora, la quale sposò Raimondo VI di Tolosa[12].

Da alcuni riferimenti presenti nelle sue liriche sembra, inoltre, che nell’ultimo decennio dell’XII secolo Aimeric avesse avuto contatti con le famiglie reali di Castiglia e Aragón e con taluni vassalli sempre di Aragón[13].

Stando alle poesie del nostro s-fortunato giullare, è anche probabile che nei primi anni del XIII secolo Aimeric frequentasse le aristocratiche dimore di ricchi e importanti baroni di entrambi i versanti dei Pirenei, come la contessa Sobeiratz, moglie di Ermengaldo VIII di Urgel, Diego López de Haro, signore della Biscaglia, Gastone VI di Béarn, Bernardo IV di Comminges e Raimondo Ruggero di Foix[14].

Si suppone che Aimeric abbia aderito all’eresia catara, fatto questo che, in seguito alla crociata contro gli albigesi, lo costrinse, dopo una sosta in Provenza da Aups di Blacatz, ad arrivare in Italia[15].

Una volta giunto in “Lombardia” soggiornò inizialmente presso la corte del marchese Guglielmo IV in Monferrato, poi nella residenza di Azzo IV d’Este (1212), a Verona presso i Bonifacio (1212), successivamente alla corte del marchese Guglielmo Malaspina (1220), ed infine dai Traversari a Ravenna. Il soggiorno in area padana a livello artistico per Aimeric fu molto importante, tanto è vero che mantenne costanti rapporti con altri trovatori giunti sempre dalla Francia, come Albertet de Sisteron, Bertran d’Aurel, Guilhem Figueira, Guilhem Raimon, Lambert, e gli italiani, che poetavano in occitano, Ramberto Buvalelli e Sordello da Goito[16]. Con questi continuò a scambiare versi su svariati argomenti mettendo così in risalto le sue alte abilità poetiche.

A questo proposito ricordiamo che Aimeric fu un autore prolifico, tanto che di lui sopravvivono almeno 49 liriche, delle quali di due descort e di quattro canso resta anche la musica[17].

Aimeric morirà in “Lombardia”[18], e la sua elevata lirica verrà ricordata per molto tempo. Infatti, tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo lo ricordano in maniera lodevole:

Matfre Ermengaud, Berenguer d’Anoya e Jaufre de Foixà, nelle entendens de letras[19];

Dante Alighieri, tra i dictatores illustres[20] nel suo De Vulgari eloquentia[21], II, 6,4[22].

Ritratto di Aimeric de Pegulhan su di un cavallo bianco raffigurato all'interno di un capolettera miniato. Ms. K, Bibliothèque national de France, fr. 12473, fol. 37, Parigi, XIII sec.
Aimeric de Pegulhan all'interno di un capolettera miniato. Ms. 854 fol. 50v, Bibliothèque nationale de France di Parigi, XIII sec.








[1] Cfr. Mariantonia Liborio, a cura di, Storie di dame e trovatori di Provenza, Bompiani, Milano, 1982, pp. 203, 205.
[2] Mariantonia Liborio, a cura di, Storie di dame e trovatori di Provenza, Bompiani, Milano, 1982, p. 203.
Si riporta in seguito il testo originale scritto in lingua d’oc:
N’Aimerics de Peguillan si fo de Tolosa, fils d’un borges qu’era mercadiers, que tenia draps a vendre Apres cansos e sirventes, mas molt mal cantava. Et enamoret se d’una borgesa, soa visina. Et aquella amors li mostret trobar. E fetz de leis maintas bonas cansos. E mesclet se ab lui lo marritz de la donna e fetz li desonor. E ‘N Aimerics si s’en venget, qu’el lo feri d’una espaza per la testa. Per que·l covenc ad issir de Tolosa e faidir.
Et anet s’en en Cataloingna. E ‘N Guillems de Berguedan si l’accuilli; et enansset lui en son trobar, en la premiera canson qu’el avia faita. E fetz lo joglar, qu’el li det son pallafre e sos vestirs. E presentet lo al rei Anfos de Castella, que·l crec d’arnes e d’onor. Et estet en aquellas encontradas lonc temps. Puois s’en venc en Lombardia, on tuich li bon ome li feron gran honor. Et en Lombardia definet. Cfr. Mariantonia Liborio, a cura di, Storie di dame e trovatori di Provenza, Bompiani, Milano, 1982, p. 202.
[3] Molto probabilmente si tratta del re Alfonso di Castiglia.
[4] Si pensa che il marchese sia Guglielmo IV di Monferrato.
[5] Mariantonia Liborio, a cura di, Storie di dame e trovatori di Provenza, Bompiani, Milano, 1982, p. 205.
Si riporta in seguito il testo originale scritto in lingua d’oc:
E fon aventura que·l marit de la dona guery de la nafra e anet a San Jacme. En Eymeric saup o, e ac voluntat d’intrar en Toloza. E venc s’en al reys e dis li que, si li plazia, volria anar vezer lo marques de Monferrat; e·l rey si·l det bando d’anar e mes lo ben en arnes de totas res. En Aymeric dis al rey que passar volia a Toloza, mas regart avia de so qu’el sabia, que·l rey sabia tot lo fag e vi que la amor de sa dona lo tyrava; e det li companha tro Monpeslier. Et el det as entendre als companhos tot lo fag, e qu’els li ajudesso; qu’el volia vezer sa dona en forma de malaute; et els responderon qu’els feran tot so que comandaria. E can foron a Tholoza, los compans demanderon l’alberc del borzes, e fon lur ensenhatz. E troberon la dona e disseron li que un cozi del rey de Castela era malautes, que anava en pelerinage, e que·l plagues que lains pogues venir. Ela respos que layns seria servitz e onratz. En Eymeric venc de nueg e·ls companhos colqueron lo en un bel lieg. E l’endema N’Eymeric mandet per la dona; e la dona venc en la cambra e conoc N’Eymeric, e det se grans meravilhas e demandet li com era pogut intrar en Tholoza. Et el dis que per s’amor; e comtet lo tot lo fag. E la dona fes parvent que·l cubris dels draps e bayzet lo. D’aqui enant no say co fo, mas tan que ·X· jorns lay estec N’Eymeric per occayzo d’esser malautes. E cant s’en parti d’aqui, anet s’en al marques, on fon ben aculhit.
Et aysi trobares de sa obra. Cfr.  Mariantonia Liborio, a cura di, Storie di dame e trovatori di Provenza, Bompiani, Milano, 1982, p. 204.
[6] Il nome Pegulhan lo si trova scritto in queste varianti: Peguilhan, Peguillan, Péguilhan e Pégulhan.
[7] Purtroppo, non è rimasto alcun documento su Aimeric, dunque si può soltanto dedurre che la data della sua nascita risalga approssimativamente agli inizi dell’ottava decade del Millecento. Saverio Guida, Geraldo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Mucchi Editore, Modena, 2014, p. 28.
[8] Morì in Italia presso la regione Lombardia.
[9] Saverio Guida, Geraldo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Mucchi Editore, Modena, 2014, p. 28.
[10] Guilhem de Berguedan (ca. 1138-1196) è stato un trovatore di cui i suoi primi componimenti poetici risalgono al 1170-1175. Nella primavera del 1185, Alfonso II costrinse Guilhem ad accompagnarlo nelle terre occitane. In questa occasione ebbe modo di partecipare ad un convegno a Najac nel Rouergue, dove incontrò Riccardo Cuor di Leone. Più tardi il poeta inferì gli esercizi critici contro la politica e la persona di Alfonso. Quando Guilhem scrisse il sirventese Sirventes ab razon bona (BdT 210.17a) tra il 1187 e il 1190, nei cui versi il sovrano Alfonso II disapprovò una disputa sorta dal castello di Brull. I rapporti con il monarco furono sempre più in rotta, tanto che Guilhem cercò protezione da Alfonso VIII di Castiglia. Quest’ultimo fatto è documentato nel componimento intitolato Un sirventes ai en cor a bastir (BdT 210.20), un sirventese dedicato a Bertran de Born (Mon Tristan v. 41) e ad Arnaldo di Castelbon, Lai on hom mellur’e reve (BdT 210.13) e Mais volgra chantar a plazer (BdT 210.14). Fu in questa circostanza che Guilhem de Berguedan incontrò Aimeric de Peguilhan. Saverio Guida, Geraldo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Mucchi Editore, Modena, 2014, pp. 246-247.
[11] Di lui si conserva un partimen in cui fece da interlocutore ad Aimeric de Peguilhan.
[12] Saverio Guida, Geraldo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Mucchi Editore, Modena, 2014, p. 28.
[13] Elizabeth Aubrey, The music of the troubadours, Indiana University Press, Bloomington-Indianapolis, 1996, p. 19.
[14] Saverio Guida, Geraldo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Mucchi Editore, Modena, 2014, p. 28.
[15] Saverio Guida, Geraldo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Mucchi Editore, Modena, 2014, p. 28.
[16] Sordel, o Sordello da Goito (fine XII secolo-1269), nato nella città di Goito situata nella provincia di Mantova, è stato un compositore di liriche, frequentatore di trovatori e giullari. Di lui non c’è rimasta nessuna melodia, soltanto poesie.
[17] Elizabeth Aubrey, The music of the troubadours, Indiana University Press, Bloomington-Indianapolis, 1996, p. 19.
[18] Questa notizia è presente nella vida di Aimeric.
[19] Lettere.
[20] Illustri dittatori.
[21] Il trattato De Vulgari eloquentia è stato scritto tra il 1303 e il 1305.
[22] Saverio Guida, Geraldo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Mucchi Editore, Modena, 2014, p. 28.
 






𝐵𝑒𝑛𝑒𝑑𝑒𝑡𝑡𝑎 𝐹𝑒𝑟𝑟𝑎𝑐𝑖𝑛
20/11/2023
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Benedetta Ferracin | insegnante e musicista specializzata in musica antica con una tesi dedicata a due trovatori in Veneto è ideatrice della rubrica in-formativa musicart.

Benedetta Ferracin
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